Moti del 1848 negli Stati italiani

I moti del 1848 negli Stati italiani, parte dei più ampi moti del 1848 in Europa, furono una serie di rivolte organizzate negli Stati della penisola italiana e della Sicilia, guidate da intellettuali e agitatori che desideravano un governo liberale. In qualità di nazionalisti italiani cercavano di eliminare il controllo reazionario dell'Impero austriaco.

In quel periodo l'Italia non era un paese unitario, ma era divisa in molti stati, i quali, nell'Italia settentrionale, erano governati direttamente o indirettamente dall'Impero austriaco. Il desiderio di indipendenza dal dominio straniero e la direzione conservatrice degli austriaci spinsero i rivoluzionari italiani a organizzare una rivoluzione per scacciare gli austriaci. La rivoluzione fu guidata dal Regno di Sardegna. Alcune rivolte nel Regno Lombardo-Veneto, in particolare a Milano, costrinsero il generale austriaco Radetzky a ritirarsi nelle fortezze del Quadrilatero.[1] Re Carlo Alberto, che governò il Piemonte-Sardegna dal 1831 al 1849, aspirava a unire l'Italia con l'appoggio di Papa Pio IX, capo dello Stato Pontificio, che comprendeva un vasto territorio al centro della penisola italiana.

Dichiarò guerra all'Austria nel marzo del 1848 e lanciò un attacco a tutto campo al Quadrilatero. Privo di alleati, Carlo Alberto non fu all'altezza dell'esercito austriaco e fu sconfitto nella Battaglia di Custoza il 24 luglio 1848. Firmò una tregua e ritirò le sue forze dalla Lombardia, e così l'Austria mantenne il suo potere dominante in un'Italia divisa fino alla Seconda guerra d'indipendenza italiana.

  1. ^ (EN) Priscilla Robertson, Revolutions of 1848: A Social History (1952) pp 311-401

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